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Altripiani “Made in Bangladesh”, dentro al reportage

Il racconto senza veli della vita dentro e fuori la fabbrica tessile Salewa in Bangladesh, a cura di Giacomo Frison e Glorija Blazinsek

Alice Dell'Omo Scritto il
da Alice Dell'Omo

Il suono del clacson, i campanelli delle biciclette, il rumore delle macchine da cucire. I colori intensi e luminosi degli abiti, le mani delle persone, gli sguardi e i sorrisi delle donne. Particolari che rimangono impressi del reportage Altripiani realizzato da Giacomo Frison e Glorija Blazinsek in Bangladesh. Il progetto racconta e spiega la vita fuori e dentro una fabbrica tessile Salewa in una regione dell’Asia che conta quasi 170 milioni di persone e dove il rumore, lo smog, il sovraffollamento la fanno da padroni.

Crediti: Altripiani

Un paese, il Bangladesh, dove però l’inquinamento sembra passare in secondo piano date le problematiche sociali e sanitarie. Dove le persone colpiscono per la grande dignità con la quale affrontano le difficoltà quotidiane e per la capacità di sorridere.

Crediti: Altripiani

In questo contesto la fabbrica Salewa, certificata dalla Fair Wear Foundation, è una struttura organizzata e tutelata che offre e garantisce opportunità e risorse. Per entrare nel vivo del reportage abbiamo intervistato gli autori del progetto, Giacomo Frison e Glorija Blazinsek.

Buona lettura e buona visione.

Crediti: Altripiani

Chi siete e cos’è Altripiani?

“Siamo Giacomo Frison e Glorija Blazinsek, due fotografi di Venezia specializzati in reportage. A Venezia viviamo di commissioni come matrimoni, eventi, spettacoli e still life. Abbiamo poi accumulato diverse collaborazioni come assistenti fotografi di moda e pubblicità, ma la nostra personale fotografia si esprime al meglio durante i reportage che effettuiamo lungo le catene montuose con il nostro progetto Altripiani.

Altripiani rappresenta e racchiude tutte le nostre passioni in un’unica idea. Attraversando gli altipiani di diverse catene montuose cerchiamo storie autentiche di vita e di resistenza dei piccoli villaggi del mondo, incontrando e indagando sulle diversità tra le culture delle comunità più isolate.

Questo “viaggiare lenti e leggeri” ci ha portato il sostegno di Fondazioni, riviste e la collaborazione con alcuni brand sportivi tra cui Salewa e AKU trekking & outdoor footwear“.

Crediti: Altripiani

Cosa rappresenta il reportage Altripiani girato in Bangladesh?

“Rappresenta un viaggio inconsueto, un’esperienza diversa dalle altre. Solitamente, infatti, viaggiamo per catene montuose, mentre questa volta siamo andati in un Paese piatto sommerso in gran parte dall’acqua. In Bangladesh, infatti, non esistono veri confini tra terra e mare. Il suo territorio è attraversato da centinaia di corsi d’acqua i quali ne definiscono la geografia e il modo di vivere della gente. Il reportage ha seguito comunque la linea degli altri nostri viaggi: siamo andati a documentare un paese poco frequentato, a conoscere persone che vivono in villaggi remoti per raccontare le loro storie di vita quotidiana.

In più però, eravamo curiosi di approfondire il concetto di sostenibilità all’interno dell’industria tessile. Volevamo infatti sapere di più sull’abbigliamento e il materiale tecnico che indossiamo ogni giorno grazie a Salewa e così siamo entrati nelle loro fabbriche”.

Crediti: Altripiani

Che tipo di reportage è?

Questo reportage mostra senza veli la grande spaccatura tra la vita difficile e vissuta alla giornata del mondo “fuori” dalla fabbrica e quella fatta di opportunità e garanzie all’interno delle fabbriche dove produce Salewa, monitorate e certificate dalla Fair Wear Foundation.

Attraverso fotografia e video abbiamo documentato gli aspetti contrastanti di questi due mondi all’interno dello stesso Paese.

Crediti: Altripiani

Come nasce questo progetto?

“Il progetto nasce dalla nostra attenzione alle tematiche sociali ed ambientali e alla sostenibilità. Il Bangladesh si presenta con diversi problemi e complessità, conoscerlo da vicino in tutte le sue sfaccettature ci avrebbe permesso di indagare su molti aspetti legati ai cambiamenti climatici, al rapporto tra uomo e natura e alle condizioni lavorative delle persone.

Crediti: Altripiani

Ci presentate il Bangladesh?

“Il Bangladesh è uno stato dell’Asia che conta una popolazione di 169 milioni di abitanti su una superficie pari alla metà di quella italiana. Venti milioni vivono nella sola capitale Dacca senza risorse e in condizioni estreme in perenne ricerca di lavoro. É un Paese che non dà tregua dal rumore, dallo smog, dalla polvere, dal traffico, dal sovraffollamento. Non c’è via di scampo dalla confusione, ad ogni angolo c’è qualcuno che ha bisogno di qualcosa e trova sempre un modo originale per ottenerlo.

Il turismo non esiste, l’economia si basa principalmente sulle fabbriche di mattoni, rottamazione delle navi, sull’industria tessile e la coltivazione di riso e tè. Le problematiche ambientali, sociali e sanitarie del Bangladesh sono molte, la soglia di povertà è altissima e tutti vivono di una vita semplice. E piccante, tanto quanto il cibo!”.

Crediti: Altripiani

Qual è la vera scoperta, ciò che più di tutto vi ha toccato ed emozionato?

“Le persone che incontriamo nei nostri viaggi sono sempre la scoperta più grande.

Nonostante tutte le difficoltà del Paese, i bengalesi sono stati sempre molto accoglienti nei nostri confronti e ci hanno insegnato la resilienza.

Più di una volta ci ha stupito la loro forza di sorridere anche in contesti dove noi avremmo voluto piangere, ci ha toccato il loro modo di essere generosi anche se hanno poco o nulla, la semplicità con la quale affrontano la loro difficile quotidianità”.

Crediti: Altripiani

Che ruolo hanno le donne nella fabbrica Salewa in Bangladesh?

“Uno dei problemi più grandi del Bangladesh sono i matrimoni combinati in giovane età. Già a 10 anni le bambine vengono date in sposa a mariti molto più grandi di loro. Qualcuna riesce a fuggire per poi finire nell’inferno della prostituzione. Questo accade per mancanza di educazione e di conseguenza opportunità. L’importanza della presenza di Salewa in Paesi con queste problematiche sta soprattutto in questo: insegnare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato (è sbagliato essere abusati, è giusto avere delle tutele e dei diritti).

L’educazione ricevuta sul posto di lavoro, applicabile poi anche nella società, permette soprattutto alle donne di avere una possibilità di riscatto, di crescere professionalmente, di non sposarsi giovanissime e di acquisire una potenza economica all’interno della famiglia ed essere quindi viste con occhi diversi dalla società.

Abbiamo conosciuto donne che mantengono famiglie intere, pagano affitti e mandano i fratelli a scuola: una grande conquista di cui andarne fieri”.

Crediti: Altripiani

Qual è il rapporto tra le persone del posto e l’inquinamento?

“Il giorno che siamo atterrati Dacca era la città più inquinata al mondo, il fiume Buriganga che attraversa la capitale è pieno di rifiuti chimici, sanitari e farmaceutici, le industrie di mattoni hanno ciminiere basse e la popolazione ci vive attorno, non avendo altra scelta. Date le problematiche sociali e sanitarie, l’inquinamento sembra passare in secondo piano. Mancano sicuramente la sensibilizzazione al tema e soluzioni per contrastare l’inquinamento e i cambiamenti climatici che stanno letteralmente sommergendo il Paese”.

Crediti: Altripiani

Cosa significa essere una fabbrica outdoor certificata dalla Fair Wear Foundation?

“La Fair Wear Foundation è un’organizzazione no-profit che lavora per il miglioramento delle condizioni di lavoro nelle fabbriche tessili. Nelle fabbriche certificate da questa ONG i dipendenti godono di diritti e garanzie basilari per un rapporto di lavoro corretto ed equo. Salewa da anni si impegna in questo senso e la FWF visita puntualmente e senza preavviso gli stabilimenti di produzione per verificare il rispetto degli standard stabiliti. Per chi volesse approfondire sul sito di Salewa c’è un’ampia sezione dedicata alla Transparency e a queste tematiche e anche il nostro video girato all’interno della fabbrica”.

Crediti: Altripiani

Che cosa si ha la possibilità di vedere?

“Nel video viene spiegato bene quali sono i diritti e le garanzie di cui godono i dipendenti della fabbrica che abbiamo visitato. Acqua potabile prima di tutto, un pasto garantito, i bagni e le docce, l’aria più fresca e l’assistenza medica con il dottore e l’ottico. Poi il sussidio di maternità e l’asilo per l’infanzia, il salario equo e agevolazioni con con l’ospedale cittadino e strutture di svago per il tempo libero.

Crediti: Altripiani

Su cosa è bene soffermarsi a guardare, a riflettere?

“Prima di quest’esperienza eravamo scettici su quello che avremmo trovato all’interno delle fabbriche outdoor. Visitando poi il Bangladesh per le quattro settimane antecedenti al lavoro commissionato da Salewa, la nostra insicurezza è cresciuta ancora di più. Invece fortunatamente ci è toccato ricrederci e abbiamo potuto tirare un bel sospiro di sollievo per aver trovato un’oasi organizzata e tutelata, costruita su logiche che siamo stati in grado di riconoscere.

E questo ci ha fatto riflettere sul fatto che se un’azienda produce all’estero, in paesi in via di sviluppo, non sempre è una cosa negativa. Anzi, in questo caso, la presenza dell’azienda bolzanina è molto importante e ha un impatto significativo sui lavoratori, le loro famiglie, sul miglioramento delle loro condizioni di vita e per un futuro meno precario, in un Paese dove di precario non c’è solo il lavoro ma la vita in generale che si vive alla giornata”.

Crediti: Altripiani

Che cos’è la vera sostenibilità ambientale e sociale?

“E’ un tema molto vasto che non riguarda solo il mondo tessile, ma ogni aspetto della nostra quotidianità. Dal cibo che mangiamo, a quanto compriamo e sprechiamo, dal modo in cui ci spostiamo e viaggiamo, ecc…

È difficile essere sostenibili al 100%, ma il cambiamento è fatto di piccoli passi e con le nostre scelte abbiamo il potere di fare molto. Comprando meno, usando di più quello che già possediamo, riparando e acquistando solo da marchi che rispettano il concetto di sostenibilità in ogni suo aspetto, dall’attenzione verso l’ambiente alle condizioni di lavoro dei propri dipendenti.

Le nostre scelte, anche le più piccoli e all’apparenza banali, influenzano enormemente la società in cui viviamo e quella che stiamo costruendo per le generazioni future”.

Crediti: Altripiani

Info e contatti

Altripiani made in Bangladesh:

Website altripiani.org

Facebook altripianiproject

Instagram @altripiani

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