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Cammini vs trekking: c’è differenza?

Alla riscoperta di un vecchio modo di viaggiare

Cecilia Mariani Scritto il
da Cecilia Mariani

Negli ultimi anni il turismo lento è cresciuto in maniera esponenziale. Colpa anche della pandemia, sono sempre di più le persone che decidono di passare le proprie vacanze a piedi. l’Italia è di certo un paese che si presta a questa attività, grazie al suo grande patrimonio culturale e naturale. Da borghi medievali a montagne innevate, c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Ma che differenza c’è tra cammino e trekking, pellegrinaggio e viaggio a piedi? Sono la stessa cosa?

Escursionisti in cammino
Escursionisti in cammino by Toomas Tartes on Unsplash.

Con questo articolo vorrei aiutare chi ha deciso di intraprendere un viaggio a piedi ma non sa bene come scegliere l’itinerario. Cercherò di fare chiarezza sui diversi percorsi, sui luoghi in cui si svolgono, sulle modalità e le difficoltà.

Prima di cominciare vorrei fare una premessa: non c’è una definizione precisa di trekking o di cammino e pellegrinaggio, e le cose spesso si sovrappongono. Sono tutti dei viaggi fatti a piedi, zaino in spala, e che di solito durano diversi giorni. È vero però che questi viaggi si possono fare in ambienti diversi, dal fondovalle passando per borghi e paesi, alla montagna dormendo in rifugio o in tenda. Per semplificarci la vita, e per cercare di capirci meglio, in questo articolo chiamerò cammini i primi e trekking i secondi, pur non essendoci una differenza netta.

 

Per approfondire leggi anche: “Come organizzare un trekking di più giorni”

 

Cammini

Nell’immaginario comune, quando si parla di cammini, molti penseranno sicuramente al Cammino di Santiago. In Europa è sicuramente il più conosciuto, seguito dalla nostra Via Francigena. Ciò che accomuna questi due percorsi molto antichi è la loro origine religiosa. Entrambi infatti nascono come pellegrinaggi, che i fedeli percorrevano a piedi con l’intento di raggiungere una meta significativa dal punto di vista religioso, come Roma o la tomba di San Giacomo. Il viaggio, poi, era caratterizzato da una trasformazione spirituale e personale, una purificazione: un viaggio interiore, insomma, quasi catartico. C’è ancora chi li percorre per motivi puramente religiosi, anche se oggi forse non è più la ragione principale. Negli ultimi anni si è sviluppata una vera e propria cultura del cammino che prende le distanze dalle sue origini, e ci sono sempre più persone che si mettono in viaggio lungo questi percorsi per motivi non solo spirituali ma anche sportivi, o per una semplice vacanza.

Cammino di Santiago
Segnavia lungo il Cammino di Santiago.

Sull’onda di questo cambiamento, negli ultimi anni sono stati istituiti dei nuovi cammini che hanno origini tutt’altro che religiose. Il Cammino dei Briganti, ad esempio, che tra Lazio e Abruzzo percorre i luoghi che diedero rifugio ai briganti negli anni immediatamente precedenti e successivi all’unità d’Italia. O ancora la Via degli Dei, sviluppata seguendo un vecchio tracciato commerciale che attraversava gli Appennini collegando Bologna a Firenze. E se ne potrebbero citare molti altri. Insomma, negli ultimi anni il cammino è diventato un vero e proprio modello di turismo e sta prendendo sempre più piede, aiutato anche dall’accentuarsi della sensibilità delle persone nei confronti della sostenibilità ambientale.

Ma allora, partendo da questo inquadramento, quali sono le caratteristiche di un cammino e chi lo può percorrere? Essendo la maggior parte di questi percorsi nati centinaia di anni fa, una loro particolarità è che seguono il percorso più semplice dettato dalle caratteristiche fisiche del territorio. L’andar per monti è una cosa molto più recente rispetto ai pellegrinaggi religiosi o commerciali. Per questo motivo è probabile che un cammino segua il fondovalle, passando per borghi e villaggi, dove i pellegrini e i commercianti potevano fermarsi per dormire e rifocillarsi.

Cammino di Santiago
Strade infinite lungo il cammino di Santiago.

È per questo motivo che un cammino è spesso caratterizzato da una nota più culturale, ed è per questo motivo che un cammino tende a non avere particolari dislivelli. Prendiamo il cammino di Santiago, ad esempio: è lungo, certo. Il cosiddetto Cammino Francese raggiunge quasi 1000 chilometri, e ci sono però solo due o tre tappe impegnative dal punto di vista del dislivello.

Con questo non voglio dire che il cammino è adatto a tutti. Ci vuole comunque un certo tipo di preparazione fisica, non ci si può certo alzare dal divano e partire, però è sicuramente più abbordabile per chi vuole approcciarsi al mondo dei viaggi a piedi.

 

Trekking

Trekking è una parola inglese che deriva dal verbo to trek, che significa camminare per una lunga distanza, di solito su terreni quali colline, montagne o foreste (Cambridge Dictionary). In questa categoria ricadono, ad esempio, le alte vie delle nostre Alpi o le grandi traversate del Nord America. Ci sono due cose fondamentali che distinguono un trekking da un cammino, così per come li abbiamo identificati noi.

 

Per approfondire leggi anche: “Il decalogo del buon escursionista”

 

La prima è l’ambiente in cui si svolge. Un trekking infatti, a differenza di un cammino, tende ad essere un percorso che si allontana il più possibile dai centri abitati e quindi dal fondovalle. Qui in Italia, a causa della morfologia del nostro territorio, questi percorsi si trovano principalmente in montagna, ma nel resto del mondo possono attraversare deserti o praterie o ancora ghiacciai. Spesso non dispongono di molte strutture ricettive, e possono essere affrontati appoggiandosi ai rifugi presenti oppure in tenda. Per questo motivo, un trekking richiede un alto livello di autonomia. C’è bisogno di un certo tipo di attrezzatura e bisogna portare con se tutto il necessario per sopravvivere per giorni o settimane senza poter far affidamento a nessun tipo di servizio.

Trekking
Trekking sull’Alta Via 2 in Valle d’Aosta.

La seconda è il motivo che spinge le persone a fare un viaggio del genere. Se un cammino parte principalmente da motivi religiosi e spirituali, ciò che spinge a fare un trekking è più che altro un forte desiderio di immergersi nella natura, allontanarsi il più possibile dalla civiltà portandosi dietro solo il minimo indispensabile. E ancora riscoprire l’essenziale e le piccole cose, di cui spesso ci dimentichiamo. Poi, anche qui, c’è la componente fisica e sportiva. A grandi linee, quindi, non mi sentirei di consigliare un trekking di questo tipo a chi non ha mai fatto un viaggio a piedi, a meno che non abbia una buona preparazione fisica o sia un esperto di montagna.

Qual’è quindi la differenza fra trekking e cammino? Come spesso accade la linea di distinzione tra le due cose non è sempre ben definita. Un trekking può avere una forte componente culturale così come un cammino può svolgersi in ambienti molto remoti o impervi. Ciò che è certo è che in entrambi i casi si tratta di viaggi a piedi che richiedono un certo livello di preparazione.

Che poi non sarà l’etichetta a dare un senso al nostro viaggio. L’importante è mettersi lo zaino in spalla e partire. Ci sono tanti posti che meritano di essere scoperti, e farlo a piedi è sicuramente il modo migliore.


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