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Cosa contraddistingue l’abbigliamento veramente ecosostenibile?

Produzione certificata e ricerca di materiali riciclati, la ricetta di Vaude

Scritto il
da Redazione outdoortest.it

Chi ha un po’ di dimestichezza con i prodotti naturali o bio sa che il colore verde di una scritta o il nome di un brand che richiama l’ambiente e la sostenibilità non sono garanzie sempre sufficienti. Bisogna leggere letteralmente fra le righe, verificare gli ingredienti, per scoprire a volte che tra “naturale” e “naturale” ci può essere una grande differenza. Il discorso vale in parte anche per l’abbigliamento. Qualche tempo fa il noto programma televisivo Report ha mandato in onda una puntata sull’industria della moda, mettendo in luce talvolta la difficoltà dei consumatori di conoscere la reale provenienza dei tessuti che indossano nonché la sostenibilità della produzione degli indumenti. Cosa contraddistingue un capo d’abbigliamento veramente ecosostenibile? Ne abbiamo parlato con Günther Acherer di Panorama Sports Diffusion, l’azienda con sede in Alto Adige che rappresenta Vaude in Italia.

Innanzitutto, cosa si intende per “capo d’abbigliamento ecosostenibile”?
Generalmente come ecosostenibile si intende un prodotto che è stato realizzato in maniera rispettosa dell’ambiente e delle persone, quindi utilizzando materie prime riciclate o derivate da risorse rinnovabili come gli alberi, che possono ricrescere, e nel rispetto del lavoro umano. Poi sicuramente ci deve essere un’attenzione a come i tessuti vengono tinti, quindi nel rispetto delle normative delle acque. È un insieme di cose, una lunga lista di fattori.

Oggi molte aziende, nel mondo outdoor e non, si dicono attente all’ambiente nel produrre abbigliamento sostenibile. Ma per un consumatore può essere difficile capire chi è più ecosostenibile di un altro, chi lo è “veramente”, anche perché a livello globale mancano degli standard e delle direttive univoche. È d’accordo?
Questo è corretto. Il consumatore però può approfondire e informarsi su alcuni parametri: da una parte abbiamo fondazioni che controllano la qualità del lavoro, dall’altra aziende come Ecotext o nel nostro mondo il marchio Bluesign che garantiscono che dietro le produzioni siano rispettati certe modalità importanti. Per esempio Vaude fa riferimento al Green Shape, un marchio all’interno del quale mettiamo i nostri principi di ecosostenibilità con uno standard altissimo, uno dei più alti attualmente sul mercato, superiore a molti.

Ci spiega meglio cos’è il Green Shape di Vaude?
Il Green Shape è un marchio che va molto in profondità nel tema dell’ecosostenibilità perché comprende tutte le fasi della produzione: dalla selezione della materia prima – tenendo corso delle risorse e cercando di evitare il più possibile fonti fossili – alla produzione vera e propria e infine alla commercializzazione. Chiaramente laddove non possiamo garantire l’intera produzione non applichiamo il marchio Green Shape, ma si pensi che la nostra collezione ad oggi è composta al 95% di Green Shape, quindi sono pochissimi gli articoli che non hanno questa garanzia. Due anni fa Vaude è stata premiata come azienda tedesca più sostenibile nel nostro settore: un premio di prestigio nazionale fra moltissime aziende candidate.

Nel settore dell’abbigliamento uno dei punti critici è la provenienza dei tessuti, ossia la sicurezza che vengano realizzati veramente nel rispetto della sostenibilità…
Certamente, per questo è necessario controllare tutti i passaggi. Un’azienda non può fornirci tessuti se non garantisce con documentazione che rispetta tutte le norme sia ambientali sia eco-sociali. E questo controllo non lo esegue la Vaude, ma il certificatore. Poi un’azienda come Vaude va anche alla ricerca di nuovi materiali, per esempio riciclati: si va a vedere quali possibilità offrono per l’abbigliamento, penso ad esempi come il PET o il Kapok o la membrana green che è in parte costruita con lo scarto del caffè. C’è una equipe di 20 persone che si dedicano soprattutto a questo.

Tutta questa ricerca e questo impegno nel controllo della produzione avrà anche un costo. Un prodotto ecosostenibile richiede un prezzo al cartellino più alto?
Richiede un costo al cartellino equo. Quello che non si può fare è il dumping del prezzo. Non possiamo portare sul mercato una maglia in tessuto riciclato con costo al pubblico di 50 euro. Però possiamo metterla in vendita a 100 euro e ci sono sul mercato tante maglie non certificate che hanno lo stesso prezzo. Allora abbiamo ottimizzato il prodotto e in questa fase rinunciato a quello che è il dumping del prezzo.

Il mercato vi sta premiando? Queste scelte a livello di vendite vi stanno dando ragione o si fa fatica?
Sul mercato europeo, quelli centrali come Germania, Svizzera, Inghilterra stanno premiando questo impegno. Sono anche i mercati più grossi dell’Outdoor. L’Italia lo premia meno: da noi si strilla, si strilla ma poi quando si viene al dunque si guarda ancora molto al prezzo. È un problema che riscontriamo anche nella produzione del bambino: dovrebbe essere importante per le mamme che delle maglie che indossano i loro figli sia garantito il colore, che non ci siano trattate con prodotti nocivi, tutte cose importanti soprattutto in una fase di crescita; e invece anche lì vediamo che quando diamo le garanzie non vengono poi molto guardate. Però è un cammino che si deve fare e Vaude lo segue molto rigidamente e con una chiara visione.

Una tendenza degli ultimi tempi da parte di diverse aziende del mondo outdoor è quella di mettersi a disposizione anche per riparare il prodotto danneggiato, una pratica di sostenibilità. Cosa fa Vaude in questo senso?
Vaude conduce una politica che applicano anche altre aziende, chi con più possibilità chi meno, cioè al suo interno ha un reparto che segue tutto ciò che riguarda le riparazioni. Però il problema viene affrontato molto prima: in fase di progettazione del capo si cerca di farlo in modo tale da consentire le riparazioni. Questo può voler dire evitare cuciture che possono essere magari esteticamente più belle ma più complicate da riparare, o inserti e materiali che in un secondo momento non sono più sostituibili. Compito del product manager e dei designer è quello di realizzare capi che tengano conto della riparazione. Come su altri aspetti anche in questo caso Vaude tenta di andare a fondo.

 

VUOI SAPERNE DI PIU’ SUL GREEN SHAPE? LEGGILO QUI

 

 

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