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Crepacci e seracchi: sai davvero cosa sono e perché sono pericolosi?

Scopriamo insieme cosa sono i seracchi e le tipologie di crepacci, quanto questi possono essere profondi e perché queste formazioni sono così temute dagli alpinisti.

Scritto il
da Luca Tessore

Sono sempre di più gli appassionati che non possono fare a meno del paesaggio bianco anche d’estate, così lo scarpone che aveva iniziato ad apprezzare l’erba dei prati estivi si ritrova a calpestare neve e ghiaccio a 4000 metri. Ancora una volta un paesaggio così affascinante nasconde al suo interno pericoli non sempre così percepibili e chi è nuovo di questi ambienti potrebbe cadere letteralmente in una trappola.

Tranne qualche raro caso di “orso” solitario vi accorgerete presto che chi si muove su ghiacciaio è legato in cordata a coppie o in gruppi di 3 o più persone.

Gruppo di alpinisti che si prepara ad affrontare il ghiacciaio del Gran Paradiso dal rifugio Chabot. Evidenziati i punti in cui sono presenti crepacci e seracchi.

 

Il motivo per cui ci si lega è intuitivo: se un compagno dovesse perdere stabilità e scivolare il resto della cordata funge da ancora trattenendo la caduta. Lo stesso principio ci permette di evitare gravi incidenti a cui si andrebbe incontro quando sotto di noi manca il terreno, o meglio il ghiaccio, e i crepacci catturano un compagno.

Le smagliature del ghiaccio

I crepacci sono delle fessurazioni che si formano nel ghiacciaio in seguito al naturale movimento del ghiaccio stesso a causa della gravità.

Se vogliamo entrare nel dettaglio affinché si formi un crepaccio si deve verificare una perdita di coesione nel ghiaccio dove una porzione del ghiacciaio subisce una forza resistente che ne rallenta il flusso mentre l’altra porzione di ghiacciaio continua a muoversi, in questo modo la struttura si divide ed ecco che si formano queste tipiche voragini.

Crepaccio in località Plateau Rosa (Val d’Aosta)

 

I crepacci possono arrivare a profondità di 50 metri e larghezze da pochi centimetri a più metri. Tendenzialmente i crepacci non superano i 30 metri di profondità. I crepacci vengono definiti trasversali, longitudinali, obliqui, radiali o caotici, ogni definizione descrive una posizione della fessurazione in relazione al ghiacciaio, ma a noi basta aver presente che la fessura può essere lungo la pendenza o perpendicolare ad essa.

Sotto il ghiaccio si nasconde la roccia che con le sue curve e disomogeneità determina la forma dei crepacci. Una convessità del terreno determina maggiori tensioni distensive in superficie dando vita a crepacci a V. Al contrario una concavità della montagna determina maggiori compressioni in superficie formando crepacci a campana, per certi versi più subdoli, vedremo dopo il perché.

Illustrazione di come la morfologia della roccia sottostante il ghiacciaio determini la forma del crepaccio.

 

Dalla teoria alla pratica

Ok, questa era un po’ di teoria ora proviamo ad addentrarci nella pratica. Prima precisazione: i crepacci possiamo considerarli vivi, sono la diretta conseguenza del continuo movimento del ghiacciaio e per questo motivo non sono un ostacolo statico, immutabile nel tempo. Da una stagione all’altra, da un mese all’altro e persino da un’ora all’altra dove il passaggio era sicuro può non esserlo in seguito. Seconda precisazione: sembrerà banale, ma i crepacci sono da temere non quando sono visibili, bensì quando nascosti dalle nevicate, così ponti di neve fragili possono diventare una subdola botola. Ecco perché è fondamentale procedere sempre in cordata, con i ramponi e vestiti in modo adeguato nonostante la temperatura esterna. Se ci si trovasse improvvisamente in una di queste voragini, nella pancia del ghiacciaio, le temperature potrebbero essere drasticamente inferiori da quelle esterne e in seguito alla caduta potremmo non evitare l’ipotermia. Teniamo presente che non sempre il recupero da un crepaccio è così immediato ci potrebbe volere più tempo del previsto, ma l’ipotermia non è l’unico problema. Come dicevamo i crepacci possono raggiungere profondità tali la cui caduta è paragonabile a quella da un palazzo di più di 7 piani. Sono facilmente immaginabili le conseguenze. Per la cronaca, talvolta i crepacci vengono utilizzati da esperti alpinisti per bivaccare e ripararsi dalle tormente in mancanza di altre soluzioni, in questo caso il crepaccio mitigherà l’effetto della tormenta.

Come individuarli.

Ora è più chiaro perché muoversi su ghiacciaio non sia uguale alla ciaspolata al rifugio, tocca a noi saper leggere il ghiacciaio e affrontare i crepacci con maggior consapevolezza. Anche in questo caso l’esperienza non ha mai fine, figuriamoci quando è la prima volta che si prende in mano una picca. I punti maggiormente probabili in cui il ghiacciaio va incontro alle temute “smagliature” sono:

  • cambi di pendenza: il crepaccio più evidente dovuto a questo aspetto viene chiamato crepacciata terminale, di solito si forma alla base delle ripide pareti Nord e può risultare estremamente difficile attraversarlo per la larghezza che raggiunge.
  • convessità nella neve: queste sono la diretta conseguenza della morfologia del suolo su cui poggia il ghiacciaio, le diverse tensioni originano i crepacci.
  • strisce di colore diverso: quando un crepaccio è ricoperto da neve o ghiaccio sottile si può apprezzare una significativa differenza di colore, in quel caso capire se si tratta di un crepaccio trasversale o longitudinale seguendo con lo sguardo la direzione della striscia ci permette di evitare di proseguire lungo una “passerella” instabile.
Crepacci. Località Breithorn (Val d’Aosta)

 

Inoltre si devono evitare le ore più calde: questo accorgimento valido anche per le valanghe primaverili (ne abbiamo parlato QUI) lo ritroviamo anche per l’alpinismo d’alta quota, in quanto laddove la traccia passa su ponti di neve relativamente sicuri al mattino possono non esserlo quando le temperature salgono e questi perdono coesione.

Come dicevo i crepacci da temere sono quelli che non si vedono e tendenzialmente per loro natura sono quelli a campana, a differenza di quelli a V, questi possono ingannare non solo perché sono quelli che vengono coperti con maggiore facilità dalle nevicate ma, anche perché possiamo trovarci davanti fessure larghe una spanna che sono solo l’incipit di varchi ben più grandi e profondi.

I seracchi

Se con i crepacci il problema viene dal basso con i seracchi arriva dall’alto. I seracchi possono essere paragonati a delle vere e proprie torri, talvolta assomigliano a delle guglie, con altezza da pochi metri fino a centinaia. Sono la conseguenza dell’apertura dei crepacci, e quando gli ancoraggi sono vinti dalla forza di gravità crollano talvolta causando valanghe.

Seracchi pensili. Località Gran Paradiso.

 

Se la prevedibilità di una valanga è difficile per i seracchi si può dire impossibile. I crolli possono avvenire anche in piena notte con temperature rigide, per questo motivo quando si deve attraversare una seraccata lo si deve fare il più in fretta possibile. Durante la progressione osservare l’ambiente circostante ci permette di individuare i seracchi e prestare maggior prontezza laddove il passaggio è obbligato o in caso di crollo questo inneschi una valanga.

Per chi ancora ha dei dubbi sulla loro pericolosità basterà ricordare il ghiacciaio di Planpincieux, sul Monte Bianco, che ha fatto parlare di sé nel settembre del 2019. La pericolosità risiedeva proprio nella seraccata che rischiava di crollare riversando migliaia di metri cubi di ghiaccio e detriti a valle. Questi sono eventi eccezionali (anche se sempre più frequenti ad ogni latitudine) ma a noi piccoli escursionisti bastano pochi metri cubi per avere la peggio.

Quindi armati di consapevolezza, quando si è alle prime armi il consiglio è sempre quello di muoversi in questi meravigliosi ambienti attrezzati e con le Guide Alpine, che sapranno gestire al meglio i rischi su ghiacciaio e dalle quali potrete imparare i trucchi del mestiere.


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