Friedrichshafen, 1 settembre. A distanza di due anni siamo tornati sul Lago di Costanza per osservare la ripresa del settore fiere internazionale attraverso la lente di ingrandimento di quello che è sempre stato il salone dedicato al settore bike più importante al mondo: Eurobike.
Inutile dire che eravamo preparati ad un formato ridotto, causa i postumi della pandemia, ma è stato comunque forte l’impatto con i padiglioni chiusi, gli spazi vuoti tra uno stand e l’altro, le poche biciclette in circolazione, l’assenza rumorosa di tantissimi marchi.
Nei corridoi, durante il primo giorno dedicato agli operatori, poche persone, tanti tedeschi ma anche italiani, perlopiù operatori in visita per cercare di capire anch’essi che aria tira. La considerazione che abbiamo ascoltato è riassunta nello slogan “pochi ma buoni”, come a dire che chi era presente era senza dubbio fortemente interessato ai contenuti presenti in fiera.
A fare da sfondo, la situazione a dir poco paradossale che il settore bike si trova ad affrontare oggigiorno. Una congiuntura frutto di un mix di fattori che originano dalla crisi sanitaria, ma sui quali si sono innestate dinamiche commerciali e speculative non del tutto trasparenti. I blocchi di produzione nel mondo asiatico, leader indiscusso per tutto ciò che riguarda telai e componentistica, hanno ritardato a dismisura le consegne in Europa e le disfunzioni dei trasporti marittimi (scarsità dei container, rialzo drammatico dei costi di spedizione) hanno fatto il resto. Ed ecco pertanto un settore che dovrebbe gioire dei trend di crescita a doppia cifra in atto e delle previsioni che li confermano almeno per i prossimi due anni, ma deve fari i conti con la mancanza di prodotto da vendere per far fronte ad una richiesta esuberante, mai vista prima in tutto il mondo.
Dal punto di vista del consumatore, la situazione è drammatica. Se vuoi una bici, mettiti in lista e se sarai fortunato, aspetterai dai 6 mesi e un anno, prima di averla. Se poi il modello è di fascia media, ben accessoriato e un po’ di tendenza, allora se ne parlerà nel 2023…
Mercato e novità
Detto questo, il mondo gira e va avanti e le aziende del settore hanno l’obbligo di guardare al futuro e dare fondo a tutto il loro know–how per progettare soluzioni ottimali per il pubblico di appassionati attuale e per incuriosire quello che verrà, sospinto dal vento favorevole che investe il mondo delle due ruote.
E a proposito di innovazione siamo andati a curiosare in casa DMT, produttore veneto di calzature per bike, tra i cui ambassador troviamo Tadej Pogačar (2 volte vincitore del Tour de France), Elia Viviani (azzurro portabandiera alle Olimpiadi di Tokio), Alberto Contador, dove ci è stato presentato il nuovo modello GK1 dedicato alla “gravel bike“. Questa scarpa da “strade bianche” è equipaggiata con una suola specifica concepita e prodotta da Soles by Michelin, basata sulla tecnologia “Traction Power System“, con punta e tacco flessibili (per agevolare la camminata) e parte centrale rigida (per assicurare una pedalata produttiva).
Per approfondire la conoscenza del nuovo modello DMT GK1 abbiamo intervistato Glen McKibben (Brand Director DMT) e Andrea De Pascale (International marketing director JVI solesbyMICHELIN), nel video qui sotto:
