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Léo Slemett, il freeride e la continua voglia di migliorarsi

Intervista all'atleta del team Vibram: conoscenza e allenamento sono alla base di questa disciplina

Letizia Scritto il
da Letizia Ortalli

Quando si parla di freeride la mente vaga per paesaggi bianchi ed immacolati, dove il poter disegnare la propria traccia è motivo di felicità e orgoglio.

Ma dietro a quel mondo giovane, leggero e spensierato, in facciata, si nasconde qualcosa di molto più complesso, fatto di esperienza, pianificazione, costanza, allenamento e tanta testa. Qualità che in pista spessissimo vengono sottovalutate, portando ad un alto numero di incidenti per disattenzione.

In questi giorni, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Léo Slemett, atleta Vibram, impegnato fino a poco tempo fa nelle gare del Freeride World Tour, la “coppa del mondo” dello sci freeride.

Ha 26 anni e vive a Chamonix, mecca dell’alpinismo e delle discese più difficili, ha iniziato a sciare all’età di 3 anni, per poi competere nello sci alpino e successivamente scoprire una vocazione per il freestyle ed il freeride. Dal 2011 gareggia nel mondo del freeride, dapprima nel circuito Qualifier e dal 2014 nel World Tour.

Léo esce da una stagione 2019 entusiasmante, con un terzo posto in classifica assoluta, ma quest’anno a causa di un infortunio al tendine d’achille le cose non sono andate così bene.

“Ho ripreso a camminare a metà gennaio e poi, con molto allenamento, sono riuscito a presentarmi a fine febbraio alla gara di Arcalìs in Andorra, e li è andata davvero bene. Ma poi in Austria sono di nuovo caduto, ed è iniziata la quarantena..sono positivo verso il fatto che tornerò di nuovo in forma per la prossima stagione.”

Giovanissimo, ma con già diversi anni di esperienza alle spalle, ha conosciuto l’ebbrezza di stare sul gradino più alto del podio, e viaggiato in lungo ed il largo alla ricerca delle più belle linee da sciare. Lo abbiamo sentito telefonicamente in una di queste giornate di quarantena, in cui, anche lui, si ritrova a casa.

Leo Slemett ph. Mathis Dumas
Leo Slemett ph. Mathis Dumas

Léo, come hai iniziato a fare freeride?

“Tutto è iniziato quando avevo 12 anni, dopo diversi anni a fare gare di sci alpino, mi sono appassionato al freestyle e qui il mio allenatore mi ha avvicinato al mondo del freeride. A 17 anni ho corso la mia prima gara e da li ho continuato.

E’ stata un’evoluzione davvero naturale, freeride per me non sono solo le competizioni, ma è la possibilità di stare in montagna per scoprire e conoscere quello che mi circonda, grazie agli sci ai piedi e avendo la possibilità di migliorarmi sia a livello sciistico che alpinistico.. e Chamonix è davvero un parco giochi per questo!”

Quali sono state le prime nozioni che hai imparato relativamente alla sicurezza?

“Prima di iniziare a gareggiare nel mondo del freeride, il mio allenatore mi diceva: “se vuoi diventare un bravo freerider devi conoscere tutti i pericoli che potresti incontrare e devi sapere come venirne fuori”.

E allora, grazie a chi era più esperto di me, ho imparato ad andare in montagna, capire quali sono i rischi che potrei incorrere. Ho imparato come ci si deve muovere e a gestire un’uscita in gruppo, l’utilizzo degli strumenti che porto sempre con me, pala, sonda, ARTVA e a fare ricerca dei dispersi in valanga. Ho imparato a capire le condizioni della neve per poter prendere al meglio le decisioni su dove scendere.

E’ un processo lungo che si basa anche sull’esperienza, ancora oggi imparo qualcosa ad ogni uscita.”   

Leo Slemett ph. Mathis Dumas
Leo Slemett ph. Mathis Dumas

Come pianifichi le tue uscite?

“Ogni volta che esco ho una routine che cerco sempre di rispettare. Innanzitutto controllo il meteo, cercando di informarmi anche sulle condizioni dei giorni precedenti, per cercare di comprendere al meglio che neve potrei trovare. Tra queste valutazioni è compresa l’analisi del bollettino nivometeorologico.

Prima di partire controllo che l’attrezzatura sia a posto, che l’ARTVA sia carico e funzionante, lo zaino ABS completo di tutto ciò che mi occorre. Avere il materiale in “ordine” è una sorta di rispetto nei confronti delle persone che sciano con te.

Ho una compagnia di amici con i quali vado spesso a fare freeride, in questo modo si crea maggior sintonia nelle scelte e nella gestione delle discese. Quando mi capita di uscire con persone che conosco poco, solitamente cerco di andare in posti che conosco già e che reputo maggiormente “sicuri”, difficilmente mi capita di trovarmi in posti nuovi o difficili che non conosco. La relazione in montagna nasce con il tempo”.

Ci sono degli allenamenti specifici in vista delle gare?

“Solitamente concentro la maggior parte dell’allenamento fisico prima di iniziare la stagione, per rinforzare i muscoli che dovrò sollecitare, rendere il corpo più forte e per cercare di limitare al minimo gli incidenti durante la stagione.

Poi sugli sci, sempre ad inizio stagione, ci sono giornate in cui cerco di ripetere più volte la stessa discesa, sempre per andare a rinforzare le gambe e riprendere pian piano confidenza con tutti i movimenti. Cerco di essere sempre più veloce per trovare il giusto feeling con la velocità.

Ogni tanto scio anche in estate, negli ultimi anni sono stato un paio di volte in Cile, ma per filmare e competere nelle gare del World Tour che fanno là.

Anche se in realtà, preferisco interrompere lo sci nella stagione estiva per migliorare le mie doti alpinistiche e arrampicatorie, cose che poi mi servono anche in inverno. In questo modo arrivo ad inizio stagione con ancora più voglia di sciare!”

Quanto è importante lo scarpone e la sua suola nella tua disciplina?

“Nella mia concezione di freeride, non si parla esclusivamente di discesa, ma la maggior parte delle volte la discesa bisogna guadagnarsela a piedi o con le pelli, quindi include arrampicata, alpinismo, sci alpinismo. In questo senso, la suola nello scarpone assume molta importanza perché deve avere delle ottime doti di grip.

Non appena ho saputo che Vibram aveva interesse nel mondo del freeride mi sono mosso per entrare in contatto e cercare di provare i loro prodotti per la mia attività, ed è nato da subito un bellissimo rapporto. La suola in gomma sotto lo scarpone da sci e da sci alpinismo fa davvero la differenza, non tanto quando ho indosso gli sci, ma in tutti i tratti in cui devo guadagnarmi la discesa con gli sci in spalla.

Per gli accessi alle discese che ci sono qui a Chamonix, sapere di avere ai piedi una suola in gomma, mi dà la sicurezza di avere grip sulla roccia, mi fa sentire a mio agio negli spostamenti senza disperdere energie.

Ho un Tecnica Cochise con suola modificata in Vibram che utilizzo tutti i giorni, solitamente cambio la suola a metà stagione per l’usura, per aver la sicurezza di avere performance sempre al massimo.”

Leo Slemett ph. Mathis Dumas
Leo Slemett ph. Mathis Dumas

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