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OutDoor 2011 Friedrichshafen: l’ottimismo non è in crisi

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da Redazione outdoortest.it

Meno gente nei corridoi, meno traffico d’auto al parcheggio, meno folla accalcata nei punti “chiave” della Fiera. L’onda lunga della più grande crisi occidentale, dopo il crollo di Wall Street del ’29, sembra essere approdata anche qui, sul lago di Costanza, ad Outdoor 2011 d Friedrichshafen.

Diciotto anni di continui successi, di espansione, di consolidamento sembrano oggi accusare una pausa di riflessione, a distanza di due anni dall’esplodere del “caso” Lehmann Brothers, con tutte l sue catastrofiche conseguenze globali. I players del settore, soprattutto i più grandi, sono i primi a notare il cambiamento e a fornire le prime analisi.

Tecnica Group e Salewa parlano di una buona tenuta da parte del mercato outdoor fino ad oggi, in virtù della passione, della dedizione di produttori, distributori e negozianti, che nonostante i segnali negativi dal 2009 ad oggi, hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo, confidando in un rapido ritorno alla normalità. Ma non è andata così ed oggi i nodi vengono al pettine, con punti vendita che chiudono, con aziende che annullano ordini per paura di insolvenza, con riduzioni del volume degli stessi da parte di negozianti in difficoltà nell’interpretare la propensione all’acquisto dei propri clienti nelle prossime stagioni.

I quattro giorni della Fiera tedesca dipingono il mercato outdoor come in un quadro metà romantico e metà impressionista, coi toni scuri delle difficoltà evidenti, e chiare pennellate di ottimismo nelle oasi intatte e tuttora in crescita, che per fortuna, non mancano. I tempi cambiano anche qui, sulle rive del Bodensee, dove persino i turisti, oggi, sembrano essere di meno che in passato.

Quello che però continua a distinguere questa fiera dalle altre, dallo stesso Ispo Winter di Monaco, è l’umore della gente, dei partecipanti, siano essi produttori o negozianti, buyers o giornalisti, da tutto il mondo e dall’Italia. Qui si sorride, ci si veste casual, non si rinuncia a una birra o a un bicchiere di vino anche “in servizio”. Nei padiglioni espositivi, dopo le 18, orario di chiusura, inizia un altro “OutDoor”, con happy hours, party, feste di ogni genere, progettate come strumenti di marketing ma alla fine pervase da un genuino spirito di comunità, dalla voglia di stare insieme, dal sentirsi parte di un gruppo unito da uno stile di vita comune, attivo e nella natura.

Questa è la forza di OutDoor, la capacità di guardare al futuro come a una cima da raggiungere, costi quel che costi, con tutta la fatica che si dovrà spremere, con i ritardi, i cambiamenti di itinerario, e l’assoluta certezza di potercela fare. Ottimismo che si mangia la crisi.


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