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SCARPA fa il punto sul mercato outdoor

Intervista al presidente Sandro Parisotto, parlando di prodotti, tendenze e innovazione

Letizia Scritto il
da Letizia Ortalli
Produzione ph. SCARPA
ph. SCARPA

 

È un anno di cambiamento per SCARPA, brand tra i leader mondiali nella produzione di calzature da montagna e attività outdoor. Gli obiettivi sono chiari e le radici ben salde nel terreno per mantenere fede agli ideali del marchio: produrre calzature innovative di altissima qualità.

Con una base così forte non si può che migliorare e va proprio in questa direzione il recente cambiamento di assetto aziendale (vedi: Scarpa snellisce la governance). Una struttura proprietaria più snella e l’inserimento di un manager esterno consentiranno al gruppo di cogliere nuove opportunità di mercato pur rimanendo nelle mani dei rappresentanti della famiglia Parisotto, nel solco della tradizione sin dagli anni Cinquanta.

In questo periodo di forti cambiamenti, in casa SCARPA e nel mercato, abbiamo avuto la possibilità di intervistare Sandro Parisotto, Presidente di SCARPA, sul tema del mercato dell’outdoor in Italia e nel mondo in occasione della fiera ISPO Monaco 2019.

Sandro Parisotto ph SCARPA
Sandro Parisotto ph SCARPA

 

La visione di SCARPA sul mondo dell’outdoor, cosa sta cambiando e come SCARPA affronta queste novità? 

Il mondo dell’outdoor sta sicuramente cambiando in positivo, nel senso che ci sono molti più consumatori che si stanno avvicinando a quelle che consideriamo le attività all’aria aperta. Attività che ricoprono diversi settori e tutte le stagionalità, e che necessitano di un’offerta molto ampia di prodotti in grado di rispondere a esigenze differenti. 

In che misura si può affermare che questo cambiamento sia avvenuto anche in Italia? Qual’è la differenza rispetto ai paesi nordici o gli Stati Uniti che ci sono arrivati per primi? 

Mentre nei paesi a nord delle Alpi erano attività già praticate e conosciute da un alto numero di consumatori, in Italia si deve molto a Internet, alle piattaforme digitali e ai social network. Questo nuovo tipo di comunicazione è stato un acceleratore e ha saputo avvicinare una nuova parte di pubblico alle pratiche “outdoor”, lontana fino a poco tempo fa. Inoltre, si è riusciti a portare gli sportivi “indoor all’aria aperta. Se dobbiamo parlare più nello specifico di SCARPA, due sono le tipologie di calzature che hanno registrato incrementi significativi. Il settore tecnico, che si riferisce ad arrampicata e sci alpinismo, attività sportive che fanno stare bene grazie alla fatica, e tutto ciò che concerne le attività di escursionismo e trekking, attività praticabili da chiunque e che fanno parte del nostro DNA aziendale. 

Produzione ph. SCARPA
Produzione ph. SCARPA

 

Questo tipo di cambiamento ha imposto una scelta diversa nei modelli da produrre? 

La nostra idea è sempre stata quella di portare sul mercato prodotti innovativi e di qualità. Intuendo questo nuovo trend di mercato per tempo, abbiamo ampliato la gamma di calzature anche con prodotti diversi meno tecnici, più confortevoli e più adatti ai nuovi appassionati che ancora non si cimentano in attività eccessivamente impegnative. 

Inverno o estate, cosa vale di più nel mercato di SCARPA? 

Mentre in passato c’era una divisione netta tra inverno e estate, ora, condizionati principalmente dal tempo, i prodotti della stagione estiva hanno una valenza annuale e quelli puramente invernali si limitano ai mesi nevosi. Direi che potremmo dividere la produzione in 80% estivo e 20% invernale. 

Questo trend è stabile? Ci sono cambiamenti in prospettiva futura? 

Per quanto riguarda la stagionalità, tantissimo dipende dal meteo. A livello più generale, parlando di “settore outdoor” EOG (European Outdoor Group) dichiara un aumento generale per i prossimi anni. Non sarà a doppia cifra, ma ad ogni modo sarà in positivo.     

Ci sono mercati maturi e mercati emergenti. Qual’è il panorama mondiale dell’outdoor secondo SCARPA? 

Attualmente, con SCARPA, ci stiamo concentrando molto sul mercato americano, che è il nostro primo Paese di sbocco. Qui abbiamo aperto una filiale nel 2005 e vediamo ancora un buon potenziale di crescita in tutte le fasce di gamma. Oltre a questo, puntiamo sui mercati asiatici, Cina in primis, dove il settore sta crescendo visibilmente e c’è molto interesse, non ancora in proporzione alla popolazione, ma la cosa potrebbe presto cambiare. I mercati più maturi sono quelli europei, ma rimangono centrali nel nostro export. 

E’ ancora sostenibile la produzione in Cina rispetto a 10/20 anni fa quando era molto conveniente, oppure vale la pena orientarsi altrove? 

Dipende da come si vuole approcciare il mercato. Se si vuole puntare a un prodotto economico, la Cina non conviene più come qualche tempo fa ed è meglio andare verso altri paesi.
Se invece si vuole avere una base produttiva in un Paese con enormi potenziali e si vogliono mantenere alti gli standard, portando qualità e know how come ha fatto Scarpa quando ha aperto uno stabilimento produttivo qualche anno fa, allora vale la pena di intraprendere la sfida orientale. Dopo anni di investimenti, noi riusciamo a produrre con gli stessi standard qualitativi italiani. Buona parte del prodotto viene venduta con soddisfazione in Cina e in Asia.

Quali saranno i nuovi passi di SCARPA? 

Come detto, recentemente abbiamo snellito la governance, da cinque soci si è deciso di rilevare le quote di due cugini che hanno dato un buon contributo negli anni, ma che hanno intrapreso altre strade. In SCARPA abbiamo molti progetti e vediamo molte opportunità in alcuni sport e in molti Paesi. Abbiamo approvato uno sfidante business plan per il quinquennio appena iniziato, ma soprattutto abbiamo messo le basi per i prossimi 80 anni. Prima tappa: l’inaugurazione delle nuova sede di Asolo nel 2019. 

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