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Sicurezza Ciaspole e SKIALP sport diversi stesse regole

Cerchiamo di capire come, quando e perché una ciaspolata va gestita come un'uscita di skialp

Scritto il
da Luca Tessore

Sci da alpinismo e ciaspole: due attrezzi molto diversi nati per muoversi nella neve con maggiore agilità e confort. Oggi sono un punto di riferimento per l’attività outdoor invernale, da quando questi sport hanno preso piede (in tutti i sensi), il ventaglio di ciaspolatori e skialper si è aperto, e nel mucchio, molti non si sono accorti che, sebbene le due attività siano differenti, l’ambiente in cui si praticano spesso coincide. Ecco perché le regole per una corretta gestione del rischio sono le stesse.

ApT Campiglio Dolomiti – Molineris Daniele per CMP

Probabilmente, però, questa constatazione non sempre è così scontata. Secondo un’indagine statistica fatta in Alto Adige nella stagione invernale 2010/2011 su scialpinisti e ciaspolatori (quindi sono state escluse le altre categorie come i freerider) è emerso che soltanto il 41% delle persone intervistate era a conoscenza del grado di pericolo corretto e aveva il kit APS completo; si è notata una certa disparità fra queste due categorie a sfavore dei ciaspolatori (fonte ASTAT n. 53 12/2011).

Soltanto l’8,3% dei ciaspolatori conosceva il grado di pericolo e possedeva il kit APS. Oggi in Italia esiste una normativa, entrata in vigore il 1° gennaio 2022, che obbliga tutti ad avere con sé Artva, pala e sonda “in particolari ambienti innevati, laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe”. Questa normativa ha fatto e fa molto discutere, non entreremo nel merito per non perdere tempo, vediamo invece come mai non tanto dal punto di vista normativo, ma piuttosto da quello pratico le regole dello scialpinismo e della ciaspolata si incontrano.

Il terreno delle ciaspole

Le ciaspole, nate per facilitare lo spostamento sulla neve, tendenzialmente a quote basse entro la fascia del bosco, sono oggi viste da un buon numero di persone come un mezzo alternativo allo sci d’alpinismo. La cosa può anche funzionare e ha senso su diversi tipi di manto nevoso e terreno. Ma quando questo diventa particolarmente ripido o compatto per non dire ghiacciato la cosa è diversa. Utilizzare le ciaspole in determinati ambienti diventa piuttosto svantaggioso sia per la sicurezza che per il divertimento.

ApT Campiglio Dolomiti – Molineris Daniele

Quindi, per prima cosa chi sceglie le ciaspole come attrezzo per muoversi all’aria aperta dovrà cercare di comprenderne a fondo le sue potenzialità che sono principalmente quelle che permettono una grande agilità nel muoversi in zone boscate innevate o comunque su percorsi con neve fresca. Nulla vieta di usarle in altre condizioni purché non si esageri con durezza del manto e pendenze.

Il terreno degli sci

Gli sci da alpinismo sono un attrezzo più tecnico, in quanto richiedono la capacità di condurli in discesa. Il vantaggio degli sci da alpinismo è però una maggiore versatilità d’utilizzo. Questi sono adatti sia per nevi fresche che compatte, e ovviamente in discesa scivolano, e per chi di camminare anche in discesa non vuole saperne sono sicuramente un’ottima soluzione.

Le regole in comune

In entrambi i casi, sia per lo sci alpinismo che per la ciaspolata, prima di tutto è bene scegliere l’itinerario, questa si può dire essere la prima regola. L’itinerario si sceglie in base alla propria esperienza in modo congruo con le caratteristiche dell’attrezzo scelto. In un itinerario i punti critici sono relativi alle condizioni di stabilità del manto nevoso e riassunti grossolanamente possono essere: la quota, le pendenze che dovrò affrontare, creste e passaggi ai piedi di canaloni o in prossimità di pendii ripidi (>30°). Quindi, se si vuole raggiungere un facile 4000, sebbene sia di semplice ascensione, richiede comunque un’attrezzatura adeguata e sicuramente le ciaspole in questo caso stanno a casa e ci si dovrà attrezzare adeguatamente. Viceversa, se dovete andare ad esplorare un bosco innevato, le ciaspole vi permetteranno di apprezzare ogni singolo passo con maggior comodità rispetto a un paio di sci.

Fototeca Trentino Marketing SpA FOTO di Mondino Simone

Una volta scelto l’itinerario dobbiamo in entrambi i casi verificare le condizioni meteo previste e il bollettino valanghe. Quest’ultimo va consultato comunque, anche quando non siamo diretti in luoghi apparentemente a rischio valanghe. Tenete presente che in alcune condizioni i distacchi possono anche verificarsi nella fascia del bosco, in particolare dove ci sono ampie radure ripide sopra i 30° di pendenza, oppure il bosco può diventare la zona di scorrimento di una valanga staccatasi più a monte.

Come equipaggiarsi

Verificate le condizioni dell’itinerario si passa all’equipaggiamento. Tralasciando l’abbigliamento in entrambe le attività è richiesto come da normativa il kit APS (artva, pala e sonda) “…in particolari ambienti innevati, laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe”, ma in pratica cosa significa? Dal punto di vista giuridico non posso esprimermi, lascia troppo spazio di interpretazione. Noi di “outdoortest” proviamo a dare un’interpretazione pratica e piuttosto ragionevole. Prima di tutto non è più esclusiva degli skialper dover munirsi di kit APS, ma di tutti coloro che si muovono in ambiente innevato.

Quando nevica però, anche il sentierino che si snoda vicino al villaggio è un ambiente innevato, come lo è il bosco dietro casa o il cucuzzolo senza nome a 2500 metri. Il buon senso e l’istinto dovrebbero bastare a far capire quando e dove serve il kit e quando invece ci si può muovere tranquillamente senza. Probabilmente l’espressione “…particolari ambienti innevati…” allude proprio a questo e certo non sempre è facile individuare dove le “…condizioni nivometeorologiche…” determino “…rischi di valanghe”.

Ferrino zaino Full Safe 30+5.

Quindi come verificare le condizioni nivometeorologiche

Lo strumento che abbiamo per verificare le condizioni nivometeorologiche del manto nevoso è il bollettino valanghe. In particolare, andremo a controllare il grado di pericolo previsto per la giornata della gita, e per il territorio specifico sul quale si snoda l’itinerario scelto. E qui le cose si complicano. Se seguiamo la normativa che parla di “rischio valanghe” sappiamo che dipende da quanto ci esponiamo al pericolo valanghe. La probabilità di esporsi al rischio aumenta con l’aumentare del grado di pericolo. Quindi dal grado di pericolo 3 in su iniziano ad essere molte le aree in cui un distacco è possibile. Tuttavia, con gradi inferiori, 1 e 2, il rischio non si azzera; diminuiscono soltanto le aree in cui i distacchi sono possibili e si concentrano in “particolari ambienti…” (concetto utilizzato anche nella normativa).

Il problema è saper riconoscere i luoghi pericolosi

Il problema è che quei particolari ambienti sono mutevoli nel tempo: oggi il problema sono i canaloni esposti a Nord, domani i versanti Sud. Quindi non sempre è immediato per l’escursionista occasionale districarsi in questo, ma soprattutto è sbagliato il concetto che ci si deve equipaggiare del kit APS soltanto quando ci si sente esposti al rischio valanghe. Per essere chiari, se ti stai esponendo in modo evidente al rischio valanghe, e ne sei consapevole hai sbagliato “mestiere”. Il concetto è quello di cercare di stare lontano dalle valanghe, ognuno in misura proporzionale a quanto accetta di esporsi al pericolo, ma la conclusione che sfocia in una scelta “vado/non vado” dovrebbe essere sempre conservativa. Insomma non  dobbiamo andare incontro al pericolo ma cercare di aggirarlo. Avere il kit aps e solcare pendii a caso inconsapevoli di ciò che stiamo facendo non ha molto senso.

Un aiuto nella scelta ci viene dato dall’informazione e da un’educazione in termini di sicurezza in montagna. Perciò spetta ad ognuno di noi escursionisti, sia ciaspolatori che scialpinisti, imparare a riconoscere con consapevolezza i potenziali pericoli della montagna innevata e di conseguenza agire equipaggiandosi con l’attrezzatura necessaria per affrontare ogni eventualità in relazione al reale pericolo a cui ci stiamo esponendo.

Tornando all’indagine condotta in Alto Adige, si era verificato anche quanti avevano altri dispositivi antivalanga: soltanto il 3,6 % aveva uno zaino Air Bag e lo 0,4% un respiratore antivalanga. Visti i progressi fatti in questi ultimi anni, sono sicuro che le cose oggi sono migliorate, specie per gli zaini Air Bag (a differenza del periodo in cui è stata condotta l’indagine, oggi esistono zaini air bag molto più leggeri e pratici).

Zaino Full Safe 30+5, dotato di air bag, avalung e sistema recco.

Infine, le solite semplici regole come non andare da soli, e nel dubbio, quando si avvertono segnali di pericolo tornare indietro, completano l’elenco per affrontare una corretta gestione del rischio.

ApT Campigliodolomiti – Molineris Daniele per CMP

Quindi, che siate ciaspolatori o scialpinisti la cosa importante è avere la consapevolezza di ciò che si sta facendo, soltanto così si potrà gestire al meglio il pericolo e nello stesso tempo continuare a godere in tranquillità i momenti rigeneranti fra i boschi e nella montagna innevata.


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